DONO
Introduce l’argomento il Sig. Marcel Mauss (1872/1950), storico, sociologo e antropologo che nel 1923 scrisse “ saggio sul dono” . In questo saggio sostiene come lo scambio dei beni, anche se di valore intrinseco non fondamentale, è uno dei modi più comuni e universali per creare relazioni umane (o per creare ponti con il divino).
Donare significa:io ti riconosco. E’un’usanza antichissima, il capo di una tribù andava a trovare un altro capo-tribù e portava un dono. Se il dono era accettato, le due tribù vivevano in pace e se il dono veniva rifiutato allora era guerra.
Sempre Mauss suppone che il meccanismo del dono si articoli in tre momenti fondamentali basati sul principio della reciprocità:
- dare;
- ricevere – (l’oggetto deve essere accettato);
- ricambiare.
L’atto del donare implica una forte dose di libertà personale poiché è vero che c’è l’obbligo di restituire, ma si tratta di un obbligo morale, non perseguibile per legge, né sanzionabile e i cui modi e tempi non sono rigidi.
Il valore del dono sta nell’assenza di garanzie per il donatore. Un’assenza che presuppone una grande fiducia negli altri.
Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore,
e fallo conoscere al mondo.
Mahatma Gandhi
Un altro spunto
IL DONO
Ci sono quelli che danno poco
del molto che hanno
e lo danno per ottenerne riconoscenza;
e il loro segreto desiderio guasta i loro doni.
E ci sono quelli
che hanno poco e danno tutto:
sono proprio loro
quelli che credono nella vita,
e nella generosità della vita,
e il loro scrigno non è mai vuoto.
Ci sono quelli che danno con gioia,
e quella gioia è la loro ricompensa.
E ci sono quelli che danno con dolore
e questo dolore è il loro battesimo.
E ci sono quelli che danno
e nel dare non provano dolore
né cercano gioia
né danno pensando alla virtù.
Essi danno come in quella valle laggiù
Il mirto esala nello spazio la sua fragranza.
Per mezzo delle mani di gente come loro
Dio parla e dietro ai loro occhi
egli sorride alla terra.
E’ bene dare quanto si è richiesti,
ma è meglio dare quando,
pur non essendo richiesti,
si comprendono i bisogni degli altri.
E per chi è generoso
Il cercare uno che riceva
È gioia più grande che il non dare.
E c’è forse qualcosa che vorresti trattenere?
Tutto ciò che hai
un giorno o l’altro sarà dato via:
perciò dà adesso,
così che la stagione del dare sia la tua,
non quella dei tuoi eredi.
Gibran
Da “dono” deriva “perdono”.
E che cosa si dona?
La rinuncia al risarcimento.
Perdonare non è un atto singolo ma un processo. Perdonare significa riconoscere di aver subito un danno e rinunciare al risarcimento.
Perdonare (come donare) è l’atto che ci rende liberi, è l’atto che taglia le catene che ci legano al passato, è l’atto che ci permette di continuare il nostro viaggio nella vita nella leggerezza.
Domande per riflettere
per DONARE, bisogna sentirsi ricchi e degni.
Mi sento degna/o di poter donare, sento questa ricchezza interiore?
Dono perché mi sento ricca o dono per farmi accettare?
So accettare i doni?
Sento la spinta a ricambiare?
O sento la spinta a ricambiare subito e in modo a volte esagerato per non sentirmi in debito?
So PERDONARE?
Con chi sento ancora di avere dei conti in sospeso?
E qual è il risarcimento che mi aspetto?
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