L’EMDR parte dal presupposto che nei traumi non elaborati, l’esperienza vissuta, la convinzione che ne abbiamo tratto, l’emozione provata e la conseguente sensazione fisica siano tutte cristallizzate insieme. Come la zanzara imprigionata nell’ambra. Facciamo un esempio. Un ragazzino può venire deriso in classe, la sua convinzione può essere: sono uno sciocco. Proverà vergogna e rabbia con un nodo in gola mentre arrossisce. Poi passano vent’anni e troviamo questo ragazzino divenuto uomo che in ufficio vede due colleghi che, guardando dalla sua parte, parlano tra di loro e sorridono. La risposta a questo episodio potrà essere: arrossisco di vergogna pensando che stiano ridendo di me, pensano che io sia sciocco.
Sta rivivendo il suo passato confondendolo col suo presente e se rimaniamo bloccati nel nostro passato, saranno le convinzioni negative su noi stessi a governare la nostra vita.
Con un linguaggio un po’ tecnico si dice che: Il cuore dell’EMDR comprende la “transmutation” di queste esperienze immagazzinate disfunzionalmente in una risoluzione adattiva che favorisce la salute psichica. In altre parole quello che succede è che non possiamo dimenticare la nostra storia (comunque sia, e per fortuna) ma mettiamo questi ricordi là, dove dovevano stare: nel passato. Possiamo rileggerli, per esempio vedendo quanto siamo stati tenaci. Vedendo come, nonostante le difficoltà, siamo stati capaci di utilizzare le nostre risorse per procedere nella vita. Ne diamo una lettura “Adulta” e torniamo ad affrontare il presente con tutte le nostre risorse.