Da allora il cammino è stato lungo. Ho lavorato sempre nel campo della disabilità grave, facendo formazione agli operatori, formazione per l’ ANFASS e come supervisore in varie strutture. Ho organizzato molti incontri con i genitori raccogliendo le loro storie. E le storie della loro famiglia.

Già, perché a volte il figlio disabile non è l’unico:ci sono  fratelli o sorelle.

Ci sono figli che si sono sentiti carichi di responsabilità: quando noi non ci saremo più sarai tu che ti dovrai occupare di tuo fratello! Dall’altro lato c’è chi si è sentito escluso: è un problema nostro, tu fai la tua vita. E così troviamo chi ha deciso di non sposarsi o non fare figli per accudire il familiare e chi vive grandi sensi di colpa per essere nato sano: come faccio ad essere felice io se tutta la mia famiglia soffre?

Ci sono coppie che non hanno retto all’impatto della nascita di un figlio disabile e si sono separati. C’è chi si è rifugiato nel lavoro, riempiendo la propria vita di cose da fare. C’è chi si è dimenticato di essere, oltre che mamma e papà, anche marito e moglie.

Quest’area è dedicata a chi sente utile un supporto teso a conciliare l’handicap del figlio con il benessere personale e familiare.